Ha ragione Bersani.
La battaglia contro le ideologie che hanno alimentato il fascismo e il nazismo non è finita. Oggi più che mai, è necessario combattere non solo i simboli e le manifestazioni esteriori di quelle idee, ma le radici stesse di quelle visioni distorte che, nel secolo scorso, hanno portato alla distruzione e alla violenza. È fondamentale ribadire che il fascismo e il nazismo non sono stati incidenti storici, ma conseguenze di idee ben precise: il culto della forza, la violenza come strumento politico, la mitizzazione di una “nazione” etnicamente omogenea e di un capo che centralizza il potere, oltre alla teorizzazione della disuguaglianza come valore e criterio.
Queste idee non sono scomparse. Serpeggiano ancora, alimentate da discorsi che puntano sulla paura, sull’esclusione e sulla divisione. La storia di Marzabotto, e delle tante atrocità che abbiamo conosciuto durante quel periodo oscuro, ci chiama a una riflessione profonda: se vogliamo davvero che quei morti non siano stati inutili, dobbiamo continuare la battaglia contro queste derive, difendendo i valori democratici, inclusivi e di giustizia sociale.
La chiave per smontare queste ideologie non è solo la memoria, ma una vera battaglia delle idee. E in questo contesto, il referendum sulla cittadinanza può essere uno strumento decisivo. È una battaglia di civiltà che non riguarda solo la legge, ma la costruzione di una società più giusta, in cui chi nasce e cresce in Italia possa sentirsi parte integrante di una comunità. In cui la cittadinanza non sia un privilegio riservato a pochi, ma un diritto di chi contribuisce, vive e partecipa alla vita del nostro Paese.
Può essere quel momento di svolta in cui, come società, decidiamo di abbandonare la strada della paura e dell’esclusione per abbracciare pienamente i valori di giustizia, uguaglianza e solidarietà. E se vinto, sarà la vittoria non solo per i diritti di migliaia di persone, ma per la democrazia stessa.
@pbersani
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