Cara Presidente, perché sul Covid dismetti i panni da patriota?
- Posted by Carlo Rutigliano
- On 18 Novembre 2022
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- Carlo Rutigliano, Covid, Italia, Meloni, Roberto Speranza
È grave aver fatto propaganda politica sul Covid dall’opposizione. Ma farlo oggi dai banchi del Governo è oggettivamente inaccettabile.
In nome della “discontinuità politica”, infatti, la Presidente Meloni ha del tutto smantellato i due principi cardine sui questi anni si è basata la politica di gestione della pandemia: evidenza scientifica e tutela della salute pubblica.
Ma si sa, il senso delle Istituzioni è un po’ come il coraggio di Don Abbondio: se non lo hai non puoi dartelo. Quello che bisogna chiedersi è perché, quando si parla di Covid, Giorgia Meloni perda persino quella vena di patriottismo che da sempre prova a rivendicare.
Da quando è Premier non una dichiarazione, non una parola, sul ruolo che l’Italia ha avuto in quei mesi di terribile tempesta. Per carità, nessuno si aspettava che elogiasse un Ministro o un Governo. Ma l’Italia si.
È stata l’Italia a subire per prima in occidente l’onda nera del Covid.
È stata l’Italia a dover immaginare e percorrere per prima, al buio e senza lanterne, strade in larga misura sconosciute. Soluzioni impensabili e allo stesso tempo necessarie, poi imitate dal mondo intero.
Si. Perché è’ stata l’Italia, suo malgrado, ad essere il metro della pandemia nei mesi più difficili del 2020. L’Italia che ha consentito con le proprie scelte ad altri Paesi di avere enormi vantaggi sul virus in termini di tempo e di informazioni.
Sono state tre ricercatrici dello Spallanzani, tre donne italiane, ad isolare e sequenziare, tra le prime al mondo, quello che all’epoca conoscevamo solo come “il virus cinese”.
Ancora: è stata l’Italia a dare il contributo decisivo nella sperimentazione degli anticorpi monoclonali, la diga più alta per la cura di una malattia verso la quale sembravamo essere disarmati.
Mentre nel mondo si apriva una vera e propria guerra commerciale per accaparrarsi l’esclusiva sui vaccini ancora in fase di sperimentazione, è stata l’Italia la nazione europea promotrice dell’alleanza che con Germania, Francia e Olanda ha permesso la produzione e l’acquisto comune delle prime quattrocento milioni di dosi del vaccino e la loro distribuzione.
Il vaccino. L’unica vera arma contro il virus, lo strumento che ha consentito a milioni di persone di vedersi salva la vita, e che la Presidente del Consiglio ha dimenticato di citare nei sui primi interventi istituzionali. Forse per vergogna. Forse per calcolo politico.
È stata l’Italia, con fermezza e autorevolezza, a lavorare per unire l’Europa. Perché di fronte ad una minaccia globale non si rispondesse con misure nazionali, diverse tra loro e proprio per questo insufficienti ed inefficaci.
È stata l’Italia a battersi a Bruxelles perché l’egoismo che bloccava le mascherine alle dogane lasciasse spazio alla solidarietà alla base del Recovery Found. Alla base di quelle risorse che oggi rappresentano le fondamenta sulle quali il nuovo Governo costruirà la propria azione.
È stata l’Italia a fare questo e tanto altro. Il Paese che oggi la Presidente del Consiglio Meloni rappresenta al cospetto del mondo intero e a cui dovrebbe riconoscere i meriti di quella fase, anche se non suoi.
Dovrebbe iniziare da questo se vuole realmente provare a lasciare la numerosa schiera di piccoli leader di partito ed essere annoverata tra le poche e rare figure dello Stato. Dovrebbe, ma non lo farà.
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