Perché aderiamo alle Agorà Democratiche
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- On 22 Novembre 2021
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Pubblicato su HuffPost.it il 22 Novembre 2021
Ci siamo, aderiamo alle Agorà Democratiche.
Lo facciamo convinti che l’ambizione di costruire qualcosa di più grande di ciò che c’è, qualcosa che serva al Paese, non vada solo raccontata nelle analisi e nelle assemblee, ma praticata nella realtà. Farlo significa impegnarsi a occupare ogni spazio possibile per far vivere il punto di vista di una generazione che guarda al mondo da sinistra. Ed è esattamente ciò che faremo.
Vogliamo portare la nostra lettura e le nostre proposte in una discussione più larga di noi stessi, una discussione senza steccati e oltre gli attuali contenitori. Vogliamo contaminarci e contaminare. Coscienti che la sfida che come coalizione abbiamo davanti risiede nella qualità del pensiero e della proposta che saremo capaci di mettere in campo. Non tanto nelle formule e nei nomi, ma nell’identità nuova che sapremo costruire.
Per troppi anni la sinistra è stata subalterna al neoliberismo. Si è abbandonata al mercato confidando nella sua capacità di generare ricchezza e benessere per tutti, rinunciando, un po’ alla volta, alla sua visione del mondo. Così abbiamo smarrito l’anima e perso la nostra gente. La destra, in tutto il mondo, si è insinuata nell’assenza di soluzioni che abbiamo saputo offrire ai grandi cambiamenti che hanno coinvolto tutto l’occidente negli ultimi venticinque anni. Il lievito di quella proposta è stata la nostra incapacità di restituire a valori proclamati – giustizia sociale in primis – un legame saldo e concreto con la parte più fragile dentro la società. Un vuoto decennale di identità.
Per colmare quel vuoto è necessario ricominciare dai fondamentali. Da un pensiero attrezzato sulla società e sull’economia, un pensiero attrezzato del mondo e del nostro ruolo in esso. Da Biden negli Stati Uniti a Scholz in Germania: si sta facendo largo un nuovo pensiero socialista, un neo-socialismo, un eco-socialismo, inteso come capacità di immaginare e costruire un mondo nuovo sostenibile ed egualitario. Noi possiamo e dobbiamo stare dentro questa ricerca.
L’importanza dei beni pubblici rappresenta la lezione fondamentale dell’esperienza della pandemia. Ripartiamo, quindi, dalla centralità della salute, dell’istruzione e della tutela dell’ambiente, riaffermando quel sistema di valori che ne fa un investimento essenziale per il bene collettivo e non un costo da comprimere.
È indispensabile ripensare il rapporto tra istituzioni pubbliche e mercato, per coniugare sviluppo e giustizia sociale, ridurre le diseguaglianze, garantire diritti, a partire da quelli del lavoro, e superare forme di precariato inaccettabili.
Tutto ciò deve trovare posto in una nuova idea di Europa e di europeismo. Una nuova identità deve essere necessariamente costruita battendo un sentiero inesplorato, capace di rappresentare un’alternativa a chi scommette sul fallimento dell’Unione ma anche all’adesione cieca all’Europa dell’austerità e del patto di stabilità.
È su queste basi che vogliamo dare il nostro contributo. Convinti che solo rompendo le gabbie e animando una discussione aperta, rivolta alle persone e non al ceto politico, torneremo a costruire una presenza li dove da tempo non ci siamo e non ci votano. Un linguaggio nuovo in grado di raccontarci, e uno spirito di comunità che troppo spesso non esiste più.
Abbiamo una grande responsabilità. La nuova alleanza progressista avrà forza e possibilità di vincere se la nostra generazione non si tirerà indietro difronte alle sfide e avrà il coraggio di tenere alte le proprie bandiere. Abbiamo il dovere di esserci.
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