Generazione Enea, lettera aperta ai giovani
- Posted by Staff
- On 11 Marzo 2020
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Intervento su Huffpost.it dell’11/03/2020
Ragazze, ragazzi,
chi scrive avrà tra poco trent’anni. In queste ore provo rabbia, come sono sicuro tanti di noi, nel vedere la mia, la nostra, generazione additata come una generazione di irresponsabili egoisti. Dipinti come bamboccioni pronti a barattare la salute propria e dei propri cari per uno spritzzino o un aperitivo tra amici.
Negli anni siamo stati chiamati in mille modi, alcuni apprezzabili, altri meno. Siamo stati la “Generazione Erasmus”, la “Generazione Telemaco”, i “Choosy”, i “Millennials”. Dimostriamo, in questo momento difficile per il Paese, di poter essere la “Generazione Enea”. Prendiamo sulle spalle i nostri padri e i nostri nonni. Proteggiamoli. Facciamoci carico della responsabilità di essere figli, di essere nipoti, di essere cittadini.
Siamo la generazione che nella storia recente, più di altre ha avuto l’appoggio delle precedenti. Non che sia una colpa, sia chiaro. Ma per contesto storico, per il mutare e l’allungarsi fisiologico dei percorsi di studio, per la difficoltà nell’accedere al mondo del lavoro, siamo quelli che hanno vissuto e vivono più a lungo nella condizione di figli, nella casa di famiglia e con l’aiuto dei genitori e dei nonni.
Siamo la generazione dei diritti e delle libertà. Se ci fermiamo a pensare per un attimo a com’era il mondo prima che lo ereditassimo, ci rendiamo conto di come fosse spesso segnato non solo dalla compressione dei diritti e della libertà politica, ma anche della libertà individuale delle scelte e dei comportamenti. E’ dai nostri nonni e dai nostri padri, dalle loro battaglie e dal loro impegno civile, che abbiamo ereditato la realtà in cui viviamo,e a cui oggi alcuni di noi fanno fatica a rinunciare.
Oggi siamo chiamati a fare la nostra parte. Non ci viene chiesto di lasciare casa e di partire per la guerra, come pure in passato è successo.
Ci viene chiesto di essere cittadini responsabili.
Dimostriamo di esserlo. Dimostriamo di essere la generazione che pur vivendo nel tempo delle libertà e dei diritti non ha smarrito la coscienza dell’importanza di adempiere ai propri doveri, non ha smarrito la forza morale e la coscienza civica tipica della nostra età. Dimostriamo di avere rispetto delle regole e consapevolezza del nostro ruolo nella costruzione del domani.
Lo dobbiamo ai nostri nonni. Lo dobbiamo ai i nostri padri. Lo dobbiamo ai tanti, anche di noi, che oggi sono chiamati a combattere in prima linea e che meritano il nostro rispetto e il nostro aiuto. I medici, gli infermieri, magari nostri compagni di scuola, che oggi stanno mettendo a rischio la propria vita per permettere al Paese di vincere questa battaglia. Lo dobbiamo a noi stessi. Questa sfida o la vinciamo insieme, o non la vinciamo.
Appropriamoci del nostro posto nel mondo. Siamo molto meglio di come veniamo raccontati in queste ore. Prendiamo sulle spalle il nostro Paese e aiutiamolo ad uscire da questo tragico momento.
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