La fine del mondo di prima
- Posted by Carlo Rutigliano
- On 27 Settembre 2022
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Un fatto è certo: quello che verrà sarà il Parlamento più a destra della storia repubblicana. Per la sinistra, nel suo complesso, è una sconfitta senza appello.
Molte delle cause di questo risultato sono da ricercarsi nella cronaca degli ultimi mesi. Ammetterlo è necessario, ma non sufficiente. Perché oltre alle ragioni legate all’attualità, i motivi alla base della sconfitta affondano le proprie radici più lontano e molto più in profondità. Non perdiamo solo per una coalizione striminzita, per la divisione di un campo che a fatica avevamo provato a costruire, ma per un vuoto di identità e di senso che dura da troppi anni. Nascondersi questa verità sarebbe una soluzione senza onestà.
Di questo, adesso, dobbiamo discutere all’interno delle nostre comunità. E subito dopo dovremo agire. Perché le urne ci hanno affidato – questo è indiscutibile – il compito di un’opposizione da portare avanti con serietà, senza tregua e senza sconti nelle Istituzioni e nel Paese. Ma il 25 Settembre ci consegna anche una responsabilità diversa, forse più grande e più preziosa: quella di costruire un’alternativa. Di coltivare l’ambizione di tornare a vincere.
Dovremo farlo con umiltà e generosità e al tempo stesso con coraggio e determinazione. Servirà ripensare tanto, forse tutto. Perché quello che c’è non funziona più, e quello che serve è tutto da costruire.
Dovremo essere capaci di seminare il campo di quel terzo di Paese che ha scelto di non votare e mettere insieme i tanti che hanno un’idea di Italia diversa da quella della destra che si appresta a governare.
Il lavoro come architrave del Paese che vogliamo, diritto fondamentale dell’individuo e motore dello sviluppo. La difesa della sanità e della scuola pubblica come pilastri su cui costruire una società giusta. La questione sociale e la lotta contro le diseguaglianze come principio essenziale della nostra identità e come faro delle nostre azioni. La progressività come principio per la redistribuzione della ricchezza. La tutela dell’ambiente come urgenza improrogabile. L’Unità tra Nord e Sud come argine ad ogni riforma istituzionale.
Su questi valori e su quelli di accoglienza, solidarietà, integrazione e di Pace servirà riconnettere energie, mondi e culture politiche diverse, realtà laiche e cattoliche. Una strada, questa, tracciata con coraggio da Papa Francesco nel suo magistero.
Difronte a tutto ciò, pensare di cavarsi dai guai ripartendo dai nomi e dalle leadership non basterà. Saremo chiamati a ripensare la teoria che anticipa e accompagna la pratica. Visione e programmi, alleanze politiche e sociali, riferimenti culturali, presenza, pensiero e linguaggio. Soprattutto toccherà immaginare e costruire un nuovo senso di comunità. Consapevoli che come dalle grandi crisi, dalle grandi sconfitte non si esce mai con il mondo di prima.
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